La prima cosa bella

Bruno è un insegnante quarantenne di un istituto alberghiero, convive da sempre col demone della malinconia, dell’insoddisfazione, del vuoto. Un giorno appare all’improvviso sua sorella Valeria, per rapirlo dalla sua vita milanese e riportarlo a Livorno dove la madre, quella madre che Bruno non chiama mai, quella madre malata terminale di cancro, sta per morire. Con un incipit così sembra improbabile poter classificare “La prima cosa bella” come commedia, genere elettivo di Virzì, eppure si ride tanto, senza che questo scalfisca mai la sacralità della morte. Questa commistione tra comico e drammatico potrebbe far pensare alla commedia all’italiana, quella di Monicelli e Risi (che nel film viene anche omaggiato), lo stesso Virzì confessa di essersi ispirato, per questo film, alle pellicole di quello che considera il suo maestro, Ettore Scola. Ma rispetto a quelle storie, quella scritta da Bruni, Piccolo e Virzì (più che un terzetto di sceneggiatori, una piccola-grande impresa del made in italy, settore cinema), manca di convincenti elementi di satira sociale e di costume, ma in compenso regala un ispiratissimo studio psicologico dei personaggi. Mastrandrea (Bruno Michelucci) si conferma un ottimo interprete, e con questa prova in livornese scaccia definitivamente l’ipotesi che l’efficacia dei suoi tempi comici derivi dalla romanità. Forse non all’altezza Micaela Ramazzotti (Anna Nigiotti, mamma di Bruno, da giovane), in due scene chiave l’ho trovata monoemotiva,incapace di dare delle sfumature ai sentimenti del suo personaggio. Decisamente meglio Claudia Pandolfi (Valeria Michelucci), completamente a suo agio nella Livorno di Virzì, come in quel film del ’97 che la lanciò, “Ovosodo”. Accanto a loro due monumenti come Stefania Sandrelli (Anna Nigiotti da anziana) e Marco Messeri (Il Nesi). Dal punto di vista tecnico-registico Virzì sembra addirittura maturato, nonostante sia ben lungi dal potersi considerare un giovane regista; le due inquadrature dall’alto, la prima di Bruno steso su un prato, e la seconda di Anna stesa sul letto, posizionate simmetricamente rispetto all’inizio e alla fine della storia, nonché il piano sequenza in cui i due fratelli si confrontano a casa della madre, sono delle gemme perfettamente intagliate e incastonate. Non c’è molto altro da dire su “La prima cosa bella”, se non che è un gran bel film. Anzi, un gran bel Film.

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